Calabria, una scelta di campo
In tanti hanno partecipato all’iniziativa di solidarietà promossa da Assotutela dopo l’intimidazione che ho subito. Ieri a San Giovanni in Fiore c’era la società civile calabrese, che negli anni ho conosciuto e apprezzato in molte occasioni.
di Emiliano MORRONE
C’erano i ragazzi di Amantea, che stanno cambiando una piazza difficile della Calabria, bloccata da politici senza scrupoli e onorati interessi. C’erano i ragazzi di Crotone, che caparbiamente lottano per la bonifica del territorio, spremuto e lordato da affaristi del Nord. C’erano i ragazzi di Catanzaro, molto attivi per l’ambiente e sullo scandalo rifiuti. C’erano i ragazzi di Belvedere, che divulgano cultura. C’erano i ragazzi di Cosenza, che usano finanche la potenza sociale del teatro. C’erano i ragazzi di Cotronei, che hanno perfino un loro giornale, col quale aggregano e propongono. C’erano i ragazzi di Castelsilano, che si muovono con lampante prontezza. C’erano i pochi ragazzi di San Giovanni in Fiore, anche quelli con le rughe, che alimentano speranze e curiosità. C’erano colleghi giornalisti, nonostante le ferie. C’era Aurelio Chizzoniti, che da consigliere della Regione è venuto a dare un segnale, fuori del proprio collegio elettorale, cioè Reggio Calabria. C’era infine Marisa Garofalo, che ha mostrato il carattere e la forza della madre e della sorella Lea, barbaramente uccisa da criminali disumani.
C’erano, insomma, testimoni di un sentire che non ha colore politico, lì per rispondere uniti a un segnale rivolto a un giornalista impegnato. E poi c’erano tre consiglieri comunali di San Giovanni in Fiore, ex di maggioranza, che mi hanno avvicinato e stretto la mano con sincerità.
Non c’era il sindaco, non c’era il vicesindaco, non c’era nessuno dell’amministrazione locale, formalmente invitata insieme al Consiglio comunale. Questi sono fatti, che hanno un significato: le istituzioni del posto hanno deciso di voltarsi dall’altra parte.
Quando il sindaco di San Giovanni in Fiore, Antonio Barile, subì, nel dicembre del 2011, lo sbullonamento delle ruote di una sua automobile, io ero in prima linea a sostenerlo (appena sotto il video, nda), senza guardare alle divergenze politiche. Dissi, ricordo inascoltato, che la questione toccava la comunità tutta, perché era stato colpito il primo cittadino.
In compenso, ieri il Comune di San Giovanni in Fiore non ha chiuso il traffico né ha autorizzato la fiaccolata di solidarietà organizzata da Assotutela, che ha quindi dovuto rimediare all’ultimo, dando a ciascuno la possibilità di parlare sopra il dehors del bar Modernissimo.
Segnalo che non c’era, né ha mandato un qualche messaggio, il presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, originario di San Giovanni in Fiore.
Credo che in Calabria si debba condurre in primo luogo una battaglia culturale, per liberare la società da vecchie, inutili acredini, costanti mistificazioni, evidenti ipocrisie e gravi ferite morali, prima che fisiche. C’è da spendere tempo, energie intellettuali e pazienza. L’alternativa, che non costa alcuna fatica, è il silenzio, la considerazione del proprio utile e la speranza che la scelta dell’indifferenza sia ricambiata dal potere: con un aiuto, un favore, un posto.
Francamente: la battaglia culturale può salvare la Calabria dall’emigrazione e dallo spopolamento. Il silenzio e l’indifferenza, che sono codici propri della mafia, porteranno soltanto orrore e povertà.
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