Cinghiali e bavagli, il Comune non chiude la strada
San Giovanni in Fiore ha raschiato il fondo del barile. Chi non l’ha visto è proprio il sindaco Antonio Barile, che parla al passato e tace sul futuro. San Giovanni in Fiore è un comune di montagna con 18 mila abitanti, incapace di attrarre turisti, di salvare la memoria e di difendere il territorio, devastato dalla cementificazione, dallo smaltimento clandestino di inquinanti e dalle imposizioni commerciali del Nord.
di Emiliano MORRONE
Diciamolo subito: il comune è incapace perché il suo sindaco risponde politicamente al “puparo” Giuseppe Scopelliti ed è “controllato” dalla famiglia Gentile da Cosenza, quella del «Cinghiale», degli incarichi diretti ai figlioli e del sodale Umberto De Rose, che deve sei milioni ai calabresi per finanziamenti a vigna. Aggiungiamo che il sindaco è vittima politica di questi potentati; lo è perché ha l’obbligo di “obbedire”, in cambio di un sussidio mensile da 700 euro alla propria base elettorale; oltre 400 i destinatari.
Barile deve dunque attenersi agli “ordini”: per la spoliazione dell’ospedale civile, per il riempimento della discarica comunale, per il cartellone estivo, per una strada, una buca e finanche un dibattito con il senatore Nicola Morra, il direttore Luciano Regolo, l’avvocato Domenico Monteleone e il sottoscritto. Dibattito, peraltro, che ha nel titolo il suo programma civile: «Cinghiali e bavagli».
Barile non può che, per “comando” diretto o per mera solidarietà meccanica, servire questi “signorotti” di Calabria, che da decenni portano voti ai loro partiti e dai governi ottengono fondi pubblici, nostri, per l’assistenza urbi et orbi, la visibilità, l’attivazione di circuiti non virtuosi. Poi, quando si tratta di salvaguardare regole e servizi, Scopelliti, i Gentile e i rispettivi accoliti non contano un tubo, sicché la Calabria è il solito bacino elettorale. Pro domo sua lo chiarì benissimo Agazio Loiero all’epoca del governo Prodi e dei fatti di Catanzaro, che, dicitur, fecero cadere quell’esecutivo per l’iscrizione di Mastella tra gl’indagati.
Il Comune di San Giovanni in Fiore ha negato ad Assotutela, promotrice del suddetto dibattito, la chiusura del traffico in un tratto – di 150 metri – in cui per le due ore di durata non ci sarebbero stati problemi di circolazione. Ma secondo l’Ufficio tecnico e la Polizia municipale – che per maggior vigore hanno rilasciato un parere congiunto, senza che nel diniego ufficiale sia stato citato il numero di protocollo – si sarebbero creati ingorghi, panico, orde di automobilisti inferociti per l’impossibilità di spendere e spandere durante il dibattito, dalle ore 18 alle 20. E, nonostante congiunto, il predetto parere, scaricabarile amministrativo e politico, riporta una sciocchezza macroscopica: si fonda sul fatto che il dibattito in parola sia in giorno – è scritto nell’atto – «prefestivo» (si veda la foto in alto, nda), ma la data è nello specifico il 13 agosto, che a rigore è un giorno feriale; sempre che Renzi, Boschi e imboscati non abbiano cambiato anche codeste definizioni, oltre al Senato della Repubblica.
La mia opinione è che la Calabria soffra moltissimo di imposizioni politiche. Nei comuni si vietano e autorizzano iniziative culturali o politiche abusando della discrezionalità amministrativa. E si nega l’accesso agli atti, o si rinvia, come che i municipi fossero case private. Permane una cultura distorta dell’amministrazione pubblica, distorta e perniciosa, mascherata dal fatto che l’art. 4, comma 1, del D.Lgs. 165/2001 distingue le competenze degli organi di governo da quelle dirigenziali.
Ovviamente, Barile dirà di non sapere nulla del dibattito su cinghiali e bavagli, sosterrà che stiamo utilizzando il «no» alla chiusura del traffico per trarre vantaggi politici, per strumentalizzare, per motivi di marketing. In tal caso, lo lasceremo al suo soliloquio.
Il futuro dei comuni della Calabria, specie dell’interno, passa dall’autonomia dei sindaci, dall’apertura delle strade, delle piazze e di tutti i luoghi pubblici alla cultura, al pensiero, al confronto tra cittadini, mediatori e istituzioni. San Giovanni in Fiore è l’esatto opposto, specie in agosto: è una città disordinata, in cui il traffico e lo smog sono sempre benvoluti, gli eventi estivi sono ostacolati e immobili e veicoli del Comune vengono utilizzati da assessori a proprio vantaggio. Dimostri il contrario Barile, lo aspettiamo.
A noi basta il nostro senso della cosa pubblica. E della casa pubblica.
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