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San Giovanni in Fiore: sanità, la bugia dei Lea

By Emiliano
27 Dicembre 2020
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«L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro», recita la Costituzione. C’è sempre grande distanza tra i testi normativi e la realtà, che soprattutto a Sud è ben diversa da come immaginata dalle fonti dell’ordinamento. Prendiamo, per esempio, i Livelli essenziali di assistenza, Lea, che la politica cita di frequente come fossero un quiz a premi oppure un campionato di calcio.

di Emiliano Morrone

Nella periferia calabrese dell’Impero, quello economico di Walmart, Toyota o Apple, il dato specifico si può riassumere con le parole di Stefania Anna Dorigo, pronunciate durante la recente teleconferenza della Corte dei Conti sul Giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione per l’esercizio finanziario 2019. «Rammento – ha detto il magistrato – che i Livelli Essenziali Assistenziali (Lea) sono giudicati adeguati quando raggiungono un punteggio di 160 o un livello compreso fra 140 e 160 in assenza di criticità. Ebbene, dopo molti anni, solo nel 2018 la Regione Calabria parrebbe aver raggiunto un punteggio complessivo adeguato (162), che comunque tradisce ancora numerose anomalie, come screening oncologici inadeguati e scarsità di posti letto».

Ora, i Lea vennero aggiornati con decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017. Nel corrispondente dossier parlamentare, del novembre 2016, si chiarisce che «la riduzione dei ricoveri medici e chirurgici possa generare una riduzione della spesa a carico del SSN pari a 50 milioni di euro, cui si associa il maggior ticket (compartecipazione alla spesa) per effetto del trasferimento delle prestazioni in regime ambulatoriale». Il «maggior ticket, a carico dei cittadini», è stimato in «circa 18,1 milioni di euro». Inoltre, il relativo «impatto economico-finanziario» «è stato quantificato dalla legge di stabilità 2016 (commi da 553 a 564 della legge 208/2015) che ha previsto un incremento di spesa non superiore a 800 milioni di euro annui per la prima revisione» (dei Lea, nda).

Ciò significa che la ridefinizione dei Lea comporta, secondo le valutazioni preliminari, minori costi per il Servizio sanitario nazionale e un aumento, significativo, di quelli sopportati dagli utenti. Questo dovrebbe farci intendere che la logica è sempre la stessa: razionalizzare (e tagliare) i servizi e caricarne le spese sulle spalle dei cittadini.

Altrove abbiamo già espresso le nostre riserve sui Lea, ritenendoli, nel mutato quadro costituzionale, strumento di forte limitazione della tutela del diritto alla salute. Tuttavia essi esistono, e, sebbene rappresentino il minimo garantito in termini di prestazioni sanitarie, bisogna prenderli in considerazione, anche per verificare quanto siano assicurati in Calabria e, in particolare, nel suo interno montuoso, posto che sulle vaccinazioni obbligatorie – rientranti nei Lea e a carico del Servizio sanitario – lo Stato ha scelto di subordinare alle medesime il diritto all’istruzione: puoi mandare i figli a scuola se dimostri che sono state effettuate.

«Tra le attività e prestazioni rientranti nell’assistenza sanitaria di base – si legge nel dossier del succitato decreto del presidente del Consiglio dei ministri – sono compresi, tra l’altro, lo sviluppo e la diffusione della cultura sanitaria, l’educazione sanitaria del paziente e dei suoi familiari, l’attivazione di percorsi assistenziali a favore del bambino che prevedono la presa in carico entro il primo mese di vita, le visite ambulatoriali e domiciliari a scopo preventivo, diagnostico e riabilitativo, il controllo dello sviluppo fisico, psichico e sensoriale del bambino e la ricerca di fattori di rischio, la prescrizione di medicinali inclusi nel prontuario terapeutico nazionale, di prestazioni specialistiche, le certificazioni obbligatorie per legge nonché quelle di idoneità allo svolgimento di attività sportive e per l’incapacità temporanea al lavoro».

Ancora, con riferimento al suddetto decreto, l’articolo 24 intitolato «Assistenza sociosanitaria ai minori, alle donne, alle coppie, alle famiglie», stabilisce che «nell’ambito dell’assistenza  distrettuale, domiciliare  e territoriale ad accesso  diretto,  il  Servizio  sanitario  nazionale garantisce alle donne, ai minori, alle coppie  e alle famiglie, le prestazioni, anche domiciliari, mediche specialistiche, diagnostiche e  terapeutiche, ostetriche,  psicologiche e psicoterapeutiche, e riabilitative, mediante l’impiego di metodi e strumenti basati sulle più avanzate evidenze scientifiche, necessarie ed appropriate nei seguenti ambiti di attività:

 

  1. a)educazione e consulenza per la maternità e paternità responsabile;
  2. b) somministrazione dei mezzi necessari per la procreazione responsabile;
  3. c) consulenza preconcezionale;
  4. d) tutela della salute della donna, prevenzione e terapia delle malattie sessualmente trasmissibili, prevenzione e diagnosi precoce dei tumori genitali femminili in collaborazione con i centri di screening, e delle patologie benigne dell’apparato genitale;
  5. e) assistenza alla donna in stato di gravidanza e tutela della salute del nascituro anche ai fini della prevenzione del correlato disagio psichico;
  6. f) corsi di accompagnamento alla nascita in collaborazione con il presidio ospedaliero;
  7. g) assistenza al puerperio, promozione e sostegno dell’allattamento al seno e supporto nell’accudimento del neonato;
  8. h)consulenza, supporto psicologico e assistenza per l’interruzione volontaria della gravidanza e rilascio certificazioni;
  9. i) consulenza, supporto psicologico e assistenza per problemi di sterilità e infertilità e per procreazione medicalmente assistita;
  10. j) consulenza, supporto psicologico e assistenza per problemi correlati alla menopausa;
  11. k) consulenza ed assistenza psicologica per problemi individuali e di coppia;
  12. l) consulenza e assistenza a favore degli adolescenti, anche in collaborazione con le istituzioni scolastiche;
  13. m) prevenzione, valutazione, assistenza e supporto psicologico ai minori in situazione di disagio, in stato di abbandono o vittime di maltrattamenti e abusi;
  14. n) psicoterapia (individuale, di coppia, familiare, di gruppo);
  15. o)supporto psicologico e sociale a nuclei familiari in condizioni di disagio;
  16. p) valutazione e supporto psicologico a coppie e minori per l’affidamento familiare e l’adozione, anche nella fase successiva all’inserimento del minore nel nucleo familiare;
  17. q) rapporti con il Tribunale dei minori e adempimenti connessi (relazioni, certificazioni, ecc.);
  18. r) prevenzione, individuazione precoce e assistenza nei casi di violenza di genere e sessuale;
  19. s) consulenza specialistica e collaborazione con gli altri servizi distrettuali territoriali;
  20. t) consulenza e collaborazione con i pediatri di libera scelta e i medici di medicina generale».

 

Infine lo stesso articolo 24 prevede che «l’assistenza distrettuale ai minori, alle donne, alle coppie, alle famiglie tiene conto di eventuali condizioni di disabilità ed è integrata da interventi sociali in relazione al bisogno socioassistenziale emerso dalla valutazione».

Ditemi voi, adesso, in un luogo montano della Calabria come San Giovanni in Fiore quanto queste belle disposizioni siano applicate e in che modo la politica, oltre a parlare in astratto dei Lea, si sia attivata per pretendere quanto prescritto dall’articolo 24 del decreto del presidente del Consiglio del 12 gennaio 2017, di aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza.

 

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